Caso Martino, lettera aperta ai vertici di Ferrovie della Calabria

Riceviamo e pubblichiamo

Egr. Ing. D’Onofrio, chi le scrive è un dipendente dell’azienda in oggetto per la quale lavoro sin da marzo
1993 e che, Lei, rappresenta legalmente. Con immenso rammarico, mi rendo conto che ho aspettato tanto, forse
troppo, per scrivere questa lettera APERTA alla massima carica aziendale.
Quello che mi accingo a raccontarLe, non è una fiaba ma, purtroppo, la narrazione di una realtà distorta e
poco edificante.
Lei, ad oggi, è l’ultimo tassello “ufficialmente mancante” alla mia schiera di relazioni e denunce che io scrivo
sistematicamente a TUTTI i responsabili e preposti aziendali susseguitisi sin dal lontano 2009!
Certo, sicuramente le mie vicissitudini che si originano nel 2009, magari, non Le appartengono ma, io per
dovere di informazione parto proprio da li, anche perché nel prosieguo di questa squallida storia fatta di potere e di
arroganza, le cose non hanno fatto altro che peggiorare.
Nel 2001, chi scrive, si vede diagnosticare una grave malattia: nefropatia di Berger - una grave insufficienza
renale - che lo costringe ad "evitare stress psicofisici ed eventuale attività lavorativa che comporti turni stressanti".
Da allora la mia esperienza sul posto di lavoro è diventata un vero e proprio calvario. Gli ufficiali della MEDICINA DEL
LAVORO raccomandavano a Ferrovie della Calabria : "LAVORO D'UFFICIO SENZA ALCUNO STRESS PSICO-FISICO IN
AMBIENTE MICRO TEMPERATO IN BASE AL D.L.81/2008" ed invece, di tutta risposta, mi sono ritrovato a fare il
verificatore sugli autobus prima, in aspettativa per 110 giorni (al 30%di stipendio) perché IO DICEVO DI ESSERE
AMMALATO successivamente, 15 mesi chiuso nella mia macchina ancor dopo e sdraiato su di un lettino in emodialisi
per finire il quadro completo.
E’ dal 2008 che in un "crescendo pauroso" ho ricevuto ordini di servizio punitivi e vessatori che hanno
inevitabilmente distrutto il mio già precario stato di salute...con buona pace di TUTTI perché ...TUTTI sapevano e
nessuno ha inteso tutelare il mio "diritto alla salute nell'ambiente di lavoro" nonostante una miriade di relazioni
mediche di strutture pubbliche, mie e dei miei legali dicessero il contrario.
Dopo questa, penso che anche Lei abbia una visione chiara di quanto stia succedendo alla dignità di un uomo
e di un lavoratore che ha sempre richiesto i propri diritti senza MAI averli ottenuti.
Penso sia doveroso da parte sua, visto il posto che occupa, acquisire tutta la documentazione ed andare in fondo a
questa incresciosa e squallida vicenda. Le manifesto, sin d’ora, la disponibilità a fornire qualsiasi delucidazione e
documentazione inerente.
Spero, che lei si distingua da chi, fino ad ora (e volutamente), si è “astenuto” dal dare e darmi quelle risposte
che merita la dignità di lavoratore, di malato, di UOMO.
Tanto dovevo

In fede
Francesco MARTINO

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